La gang dei sogni, Luca di Fulvio, 2008, Harper Collins 2024

 «Il senso. Era questo che aveva cercato. Dare un senso alla vita. Renderla meno casuale. Era questa la perfezione, non il successo, non la riuscita, non il coronamento di un sogno o di un’ambizione, ma il senso.»

Questo romanzo è puro cinema. Ogni pagina scorre davanti ai tuoi occhi come un fotogramma, nelle orecchie l'ipnotica canzone di David Bowie, Diamond Dogs. Un romanzo che si legge d'un fiato e si vorrebbe non finisse mai.

Una saga che ti trasporta nel tempo e nello spazio attraverso flash back and forward, dall'inizio del novecento alla fine degli anni venti, dalla miseria di un Aspromonte in cui una povertà estrema detta regole e comportamenti medievali ad una miseria diversa, ma altrettanto brutale, quella degli immigrati a New York, moltitudini che attraversano il mare  nel disperato tentativo di inventarsi una nuova vita.

Al centro della storia ci sono una donna e suo figlio, Natale, ribattezzato Christmas all'arrivo in America, ma anche la disperazione e la violenza, che mentre leggi ti colpisce duro, come un pugno nello stomaco.

Ma questo, per una volta, è anche un romanzo in cui il realizzarsi dei sogni, è possibile.

Christmas nasce con un dono, quello di raccontare con incredibile vividezza storie e di trascinare con sè, come un pifferaio magico, chi lo ascolta. Ed è grazie a questo dono che riuscirà a cambiare la SUA storia, a dispetto di ogni avversità, di ogni tentazione di abbracciare il lato oscuro.

Dunque un libro di sogni che si realizzano, commovente e romantico.

Come la vita del suo autore, purtroppo scomparso troppo presto.


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