Bonjour Tristesse, di Françoise Sagan, Editions Julliard 1954


Una storia semplice, senza tempo.

Una storia di donne. 

Una storia in cui gli elementi naturali, il sole, un sole che brucia la pelle, diventa in alcune scene elemento essenziale.

Una storia in cui un'adolescente percorre il labirinto della sua mente, scoprendo angoli sempre più bui, ma ciò nonostante senza essere capace di fermarsi, spingendo al limite i propri desideri.

Una storia in cui la sessualità, è elemento esplicito che lega tutti i personaggi.

Una storia che è una pièce teatrale che si trasforma in tragedia: i personaggi su una terrazza che fa da palcoscenico in un glorioso angolo di Mediterraneo.

Cécile è la protagonista e l'io narrante di questa storia: ha 17 anni, come la geniale scrittrice di cui è alter ego e non vuole assolutamente rinunciare a ciò che ha di più prezioso: la libertà. Per questo sarà capace di architettare un piano machiavellico per preservare il suo modo di vivere, oggi la chiameremmo confort zone?

“Avevamo il sole e il mare, le risate e l'amore. Li avremmo mai più vissuti come quell'estate, con tutta la vividezza e l'intensità conferite loro dalla paura e dal rimorso?”

Cécile racconta la sua storia, in principio il ritmo è quello lento delle onde in un mare d'estate, le giornate scorrono pigre, regalando una felicità che sembra durare all'infinito. La sua raffinata conoscenza della psiche degli altri personaggi le permette di governarli e indirizzarli come marionette in un teatrino. Pagina dopo pagina, con il susseguirsi degli eventi, i pensieri di Cécile alimentano il suo lato oscuro, il ritmo cresce, fino ad avere una drammatica accelerazione nel finale. 

Cécile uscirà da questa storia cambiata, l'ingenuità e la purezza, la leggerezza e l'incosciente felicità dell'adolescente che era, svanite. 

“Seulement quand je suis dans mon lit, à l’aube, avec le seul bruit des voitures dans Paris, ma mémoire parfois me trahit : l’été revient et tous ses souvenirs. Anne, Anne ! Je répète ce nom très bas et très longtemps dans le noir. Quelque chose monte alors en moi que j’accueille par son nom, les yeux fermés : Bonjour Tristesse.” 

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