L'estate che sciolse ogni cosa, Tiffany Mc Daniel, Blu Atlantide 2017

 "E' così che sappiamo che esistiamo, vedendoci negli occhi degli altri"

"L'estate che sciolse ogni cosa" è l'incredibile, sublime esordio di Tiffany McDaniel.

Lo scenario è lo stesso de "Il caos da cui veniamo", il paesino di Breathed, Ohio.

Il momento è preciso, puntuale, l'estate del 1984.

L'anno del Macintosh di Apple, della passeggiata di due astronauti tra le stelle, dello straziante omicidio di Marvin Gaye, della scoperta del virus dell' HIV e del conseguente diffondersi dell'incubo dell'Aids.

Michael Jackson si ustionò durante una pubblicità della Pepsi e il Bubble Boy, il ragazzino costretto a vivere dentro una bolla di plastica, ne usciva per la prima volta in modo che la madre potesse toccarlo, morendo però qualche istante dopo.

Il 1984 è anche l'anno in cui George Orwell ambienta il suo capolavoro.

L'autrice ci ricorda questi avvenimenti per farci tornare con la memoria a quell'estate, l'estate caldissima del 1984, sopra ogni cosa, uno SGUARDO.

Perché la domanda fondamentale e ricorrente, sottotraccia, il serpente che si aggira dentro le case, per le vie, nella terra e tra le rocce riarse, è che cos'è che vediamo noi degli altri? 

E gli altri di noi? E loro ci vedono davvero?

La pelle del colore sbagliato, una disabilità che è imperfezione, un orientamento sessuale da condannare, cambiano il nostro sguardo, il nostro percepito, decretano una condanna, attribuiscono una colpa.

L'Io narrante è Fielding Bliss, ormai Ottantaquatrenne, ancora vivo, ma morto dentro, il suo essere ragazzino di 13 anni dissolto nell'estate di decenni prima.  

Il racconto di quelle settimane si dipana nella sua mente intrappolata nei momenti lontani in cui smetterà per sempre di essere figlio dei suoi genitori per diventare attore sul palcoscenico umido e bollente, che tutto fa affiorare, "come sudore sulla pelle", ed è un crescendo straziante, una discesa verso gli abissi dell'anima.

E' l'estate in cui a Breathed arriva il diavolo, il protagonista di questo romanzo, un ragazzino nero, dagli occhi verdi come foglie, che ama guardare gli uccelli in volo, creatura avvolta da un'atmosfera inquietante che a tratti sembra uscita dal Buio oltre la siepe.

Ogni parola è scandita come l'orologio a pendolo di casa Bliss, ogni frase talmente densa di significato, che spesso è impossibile non fermarsi, rileggere e respirare un momento, prima di andare avanti.

Tra continui flashback e forward, la scrittura ti cattura, un magnete verso il lato oscuro che c'è in noi, i piedi paralizzati inghiottiti in una palude di bollenti sabbie mobili, la mente che si immerge nelle descrizioni precise, taglienti, immagini di pura poesia mescolate a frammenti di vetro affilato che incide la pelle e brucia come l'insopportabile calore che traspira da ogni pagina e che a poco a poco si impadronisce, spirito malvagio, delle esistenze dei protagonisti.

Un romanzo pieno di luce abbagliante e al tempo stesso di ombre e di buio dove bene e male si osservano e si specchiano, per arrivare nel tragico finale a confondersi.






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